Archivio mensile:gennaio 2007

M’illumino di meno/2

Ecco, questo è il verbale dell’assemblea familiare, oggetto:
“Impegno per la giornata del risparmio energetico del 16 febbraio 2007”

L’assemblea familiare composta da tre membri: due genitori e una figlia ha così deliberato:

In casa. nessun utilizzo di : p.c. fisso – p.c. portatile – lavastoviglie – stereo musicale e multimediali – phon – televisione – tutte le luci non effettivamente necessarie.
Nella mia attività lavorativa: meno 30% di luci accese.

Nonostante la contrarietà della figlia nel tenere il portatile e la televisione spenti, l’assemblea verificatosi la maggioranza dei 2/3: APPROVA

M’illumino di meno/2

Ecco, questo è il verbale dell’assemblea familiare, oggetto:
“Impegno per la giornata del risparmio energetico del 16 febbraio 2007”

L’assemblea familiare composta da tre membri: due genitori e una figlia ha così deliberato:

In casa. nessun utilizzo di : p.c. fisso – p.c. portatile – lavastoviglie – stereo musicale e multimediali – phon – televisione – tutte le luci non effettivamente necessarie.
Nella mia attività lavorativa: meno 30% di luci accese.

Nonostante la contrarietà della figlia nel tenere il portatile e la televisione spenti, l’assemblea verificatosi la maggioranza dei 2/3: APPROVA

Cenni sul Buddismo

(di Nichiren) Parte prima

Voglio darvi quache breve accenno sul Buddismo, questa filosofia antica di 2500 anni. Ne voglio parlare perché so che molte persone non hanno le idee molto chiare, a proposito di questa pratica, che viene considerata una religione antagonista del cattolicesimo, invece non c’è niente di più errato. Nessuno vieta di praticare il Buddismo e contemporaneamente pregare qualsiasi dio in cui si crede. Ci sono stati e ci sono fedeli di vari religioni, da cattolici ferventi a praticanti di altre fedi, che però ammettono di aver ricevuto da questa filosofia una grande pace interiore e benefici inimmaginabili.
È ovvio che non si possono spiegare in poche parole concetti talmente profondi da essere contenuti in migliaia di scritti, ma cercherò con poche semplici righe di illustrare qualcosa.
Intanto, il fine del buddismo è quello di raggiungere la saggezza, la forza e la felicità interiore, non quella effimera che viene dalle cose esterne.
Circa 2500 anni fa, in India, il famoso Siddartha cominciò a meditare sul fatto che tutte le sofferenze degli esseri umani derivano da quattro fondamentali verità: nascita, malattia, vecchiaia e morte, davanti alle quali tutti gli uomini sono uguali e non hanno modo di evitarle.
L’unica soluzione era cercare di insegnare loro ad affrontarle nel miglior modo possibile, con forza e saggezza, appunto, insegnare ad illuminare il loro oscuro cammino.
Da qui nacque il termine BUDDA, che vuole proprio dire illuminato in sanscrito.
Il Budda non è un dio, un’entità al di fuori di noi, come molti erroneamente credono, ma siamo noi stessi, ognuno di noi può essere un Budda.
Siddartha, con i suoi insegnamenti, rivela che ogni essere umano indipendentemente da razza, sesso, cultura o epoca in cui vive possiede in sé questa condizione vitale illuminata (definita buddità), così come in ognuno sono presenti altri stati vitali che si manifestano nelle varie forme della natura umana (collera, avidità, gioia, sofferenza e così via).
La buddità va tirata fuori. Solo così si può sprigionare un’illimitata energia positiva che ci mette in armonia col mondo, con gli altri e ci permette di superare le difficoltà con una nuova forza.
Come liberare progressivamente questa buddità, lo vedremo le prossime volte.

Cenni sul Buddismo

(di Nichiren) Parte prima

Voglio darvi quache breve accenno sul Buddismo, questa filosofia antica di 2500 anni. Ne voglio parlare perché so che molte persone non hanno le idee molto chiare, a proposito di questa pratica, che viene considerata una religione antagonista del cattolicesimo, invece non c’è niente di più errato. Nessuno vieta di praticare il Buddismo e contemporaneamente pregare qualsiasi dio in cui si crede. Ci sono stati e ci sono fedeli di vari religioni, da cattolici ferventi a praticanti di altre fedi, che però ammettono di aver ricevuto da questa filosofia una grande pace interiore e benefici inimmaginabili.
È ovvio che non si possono spiegare in poche parole concetti talmente profondi da essere contenuti in migliaia di scritti, ma cercherò con poche semplici righe di illustrare qualcosa.
Intanto, il fine del buddismo è quello di raggiungere la saggezza, la forza e la felicità interiore, non quella effimera che viene dalle cose esterne.
Circa 2500 anni fa, in India, il famoso Siddartha cominciò a meditare sul fatto che tutte le sofferenze degli esseri umani derivano da quattro fondamentali verità: nascita, malattia, vecchiaia e morte, davanti alle quali tutti gli uomini sono uguali e non hanno modo di evitarle.
L’unica soluzione era cercare di insegnare loro ad affrontarle nel miglior modo possibile, con forza e saggezza, appunto, insegnare ad illuminare il loro oscuro cammino.
Da qui nacque il termine BUDDA, che vuole proprio dire illuminato in sanscrito.
Il Budda non è un dio, un’entità al di fuori di noi, come molti erroneamente credono, ma siamo noi stessi, ognuno di noi può essere un Budda.
Siddartha, con i suoi insegnamenti, rivela che ogni essere umano indipendentemente da razza, sesso, cultura o epoca in cui vive possiede in sé questa condizione vitale illuminata (definita buddità), così come in ognuno sono presenti altri stati vitali che si manifestano nelle varie forme della natura umana (collera, avidità, gioia, sofferenza e così via).
La buddità va tirata fuori. Solo così si può sprigionare un’illimitata energia positiva che ci mette in armonia col mondo, con gli altri e ci permette di superare le difficoltà con una nuova forza.
Come liberare progressivamente questa buddità, lo vedremo le prossime volte.

Cenni sul Buddismo

(di Nichiren) Parte prima

Voglio darvi quache breve accenno sul Buddismo, questa filosofia antica di 2500 anni. Ne voglio parlare perché so che molte persone non hanno le idee molto chiare, a proposito di questa pratica, che viene considerata una religione antagonista del cattolicesimo, invece non c’è niente di più errato. Nessuno vieta di praticare il Buddismo e contemporaneamente pregare qualsiasi dio in cui si crede. Ci sono stati e ci sono fedeli di vari religioni, da cattolici ferventi a praticanti di altre fedi, che però ammettono di aver ricevuto da questa filosofia una grande pace interiore e benefici inimmaginabili.
È ovvio che non si possono spiegare in poche parole concetti talmente profondi da essere contenuti in migliaia di scritti, ma cercherò con poche semplici righe di illustrare qualcosa.
Intanto, il fine del buddismo è quello di raggiungere la saggezza, la forza e la felicità interiore, non quella effimera che viene dalle cose esterne.
Circa 2500 anni fa, in India, il famoso Siddartha cominciò a meditare sul fatto che tutte le sofferenze degli esseri umani derivano da quattro fondamentali verità: nascita, malattia, vecchiaia e morte, davanti alle quali tutti gli uomini sono uguali e non hanno modo di evitarle.
L’unica soluzione era cercare di insegnare loro ad affrontarle nel miglior modo possibile, con forza e saggezza, appunto, insegnare ad illuminare il loro oscuro cammino.
Da qui nacque il termine BUDDA, che vuole proprio dire illuminato in sanscrito.
Il Budda non è un dio, un’entità al di fuori di noi, come molti erroneamente credono, ma siamo noi stessi, ognuno di noi può essere un Budda.
Siddartha, con i suoi insegnamenti, rivela che ogni essere umano indipendentemente da razza, sesso, cultura o epoca in cui vive possiede in sé questa condizione vitale illuminata (definita buddità), così come in ognuno sono presenti altri stati vitali che si manifestano nelle varie forme della natura umana (collera, avidità, gioia, sofferenza e così via).
La buddità va tirata fuori. Solo così si può sprigionare un’illimitata energia positiva che ci mette in armonia col mondo, con gli altri e ci permette di superare le difficoltà con una nuova forza.
Come liberare progressivamente questa buddità, lo vedremo le prossime volte.

Cenni sul Buddismo

(di Nichiren) Parte prima

Voglio darvi quache breve accenno sul Buddismo, questa filosofia antica di 2500 anni. Ne voglio parlare perché so che molte persone non hanno le idee molto chiare, a proposito di questa pratica, che viene considerata una religione antagonista del cattolicesimo, invece non c’è niente di più errato. Nessuno vieta di praticare il Buddismo e contemporaneamente pregare qualsiasi dio in cui si crede. Ci sono stati e ci sono fedeli di vari religioni, da cattolici ferventi a praticanti di altre fedi, che però ammettono di aver ricevuto da questa filosofia una grande pace interiore e benefici inimmaginabili.
È ovvio che non si possono spiegare in poche parole concetti talmente profondi da essere contenuti in migliaia di scritti, ma cercherò con poche semplici righe di illustrare qualcosa.
Intanto, il fine del buddismo è quello di raggiungere la saggezza, la forza e la felicità interiore, non quella effimera che viene dalle cose esterne.
Circa 2500 anni fa, in India, il famoso Siddartha cominciò a meditare sul fatto che tutte le sofferenze degli esseri umani derivano da quattro fondamentali verità: nascita, malattia, vecchiaia e morte, davanti alle quali tutti gli uomini sono uguali e non hanno modo di evitarle.
L’unica soluzione era cercare di insegnare loro ad affrontarle nel miglior modo possibile, con forza e saggezza, appunto, insegnare ad illuminare il loro oscuro cammino.
Da qui nacque il termine BUDDA, che vuole proprio dire illuminato in sanscrito.
Il Budda non è un dio, un’entità al di fuori di noi, come molti erroneamente credono, ma siamo noi stessi, ognuno di noi può essere un Budda.
Siddartha, con i suoi insegnamenti, rivela che ogni essere umano indipendentemente da razza, sesso, cultura o epoca in cui vive possiede in sé questa condizione vitale illuminata (definita buddità), così come in ognuno sono presenti altri stati vitali che si manifestano nelle varie forme della natura umana (collera, avidità, gioia, sofferenza e così via).
La buddità va tirata fuori. Solo così si può sprigionare un’illimitata energia positiva che ci mette in armonia col mondo, con gli altri e ci permette di superare le difficoltà con una nuova forza.
Come liberare progressivamente questa buddità, lo vedremo le prossime volte.

Apriamo

Apriamo il nostro abbraccio cosmico,
al girotondo multiforme e colorato,

incantevole, magico, autentico,

che l’energia del mondo ci ha regalato.
(Novalis)

Apriamo

Apriamo il nostro abbraccio cosmico,
al girotondo multiforme e colorato,

incantevole, magico, autentico,

che l’energia del mondo ci ha regalato.
(Novalis)

The Dream Syndicate – Medicine show (1984)

Medicine show uscito nella primavera dell’84, è il miglior disco dei Syndicate.
Limate le asprezze degli esordi, senza intaccare per questo la rabbia e la determinazione, il gruppo atipico californiano crea un grande disco.
Il basso di Dave Provost, il piano di Tommy Zvoncheck, la chitarra di Karl Precoda, ma soprattutto la presenza di Steve Wynn, riescono a incidere (in parte live) il disco più completo della loro non fortunata carriera, un album chitarristico per eccellenza.
Non ci sono cadute di tono o brani minori, solo quattro perle “John Coltrane Stereo Blues”, “Still Holding On To You”, “Medicine Show”, “Merritville”, si elevano sulle altre ottime restanti “Daddy’s Girl”, “Burn”, “Armed With An Empty”,”Bullet With My Name On It”.
Le chitarre forti, le sonorità lancinanti, gli strumenti che si sovrappongono sono l’apice creativo dell’album.
Che i D.S. siano degli anticipatori musicali, lo dimostra il fatto che l’album non risente dei ventitreanni dalla sua pubblicazione, le sonorità sono ancora attuali, non sono per niente datate.
Questa formazione crea un grande rock grazie a Zvoncheck che nonostante bazzichi gruppi heavy metal porta un tocco alla Nicky Hopkins , a Precoda, solista imprevedibile creatore di guizzi fulminanti, e da Steve Wynn compositore e interprete che domina l’album, firmando brani con liriche crude e immagini suggestive.
Ci sono momenti di pura jam session, gli strumenti suonati con maestria, sembrano a volte prendere strade ognuna diversa dall’altra, quasi a voler cercare nuovi confini. Poi una volta iniziato questo percorso individuale e resosi conto del bisogno dell’altro si cercano di nuovo, si ritrovano, e ricominciano a ripercorrere la strada appena lasciata, come a ricordarsi che è l’unione che conta e da forza.
Il personale e il collettivo trovano in questo disco il giusto spazio, per esprimersi singolarmente e pluralmente.
Quel loro dispensare ora emozioni forti e suoni lancinanti, ora attimi di dolcezza dosata da un pianoforte malinconico, fanno di loro un gruppo da non dimenticare.
Un disco con canzoni forti, fatte con uno spirito genuino.

4/5

The Dream Syndicate – Medicine show (1984)

Medicine show uscito nella primavera dell’84, è il miglior disco dei Syndicate.
Limate le asprezze degli esordi, senza intaccare per questo la rabbia e la determinazione, il gruppo atipico californiano crea un grande disco.
Il basso di Dave Provost, il piano di Tommy Zvoncheck, la chitarra di Karl Precoda, ma soprattutto la presenza di Steve Wynn, riescono a incidere (in parte live) il disco più completo della loro non fortunata carriera, un album chitarristico per eccellenza.
Non ci sono cadute di tono o brani minori, solo quattro perle “John Coltrane Stereo Blues”, “Still Holding On To You”, “Medicine Show”, “Merritville”, si elevano sulle altre ottime restanti “Daddy’s Girl”, “Burn”, “Armed With An Empty”,”Bullet With My Name On It”.
Le chitarre forti, le sonorità lancinanti, gli strumenti che si sovrappongono sono l’apice creativo dell’album.
Che i D.S. siano degli anticipatori musicali, lo dimostra il fatto che l’album non risente dei ventitreanni dalla sua pubblicazione, le sonorità sono ancora attuali, non sono per niente datate.
Questa formazione crea un grande rock grazie a Zvoncheck che nonostante bazzichi gruppi heavy metal porta un tocco alla Nicky Hopkins , a Precoda, solista imprevedibile creatore di guizzi fulminanti, e da Steve Wynn compositore e interprete che domina l’album, firmando brani con liriche crude e immagini suggestive.
Ci sono momenti di pura jam session, gli strumenti suonati con maestria, sembrano a volte prendere strade ognuna diversa dall’altra, quasi a voler cercare nuovi confini. Poi una volta iniziato questo percorso individuale e resosi conto del bisogno dell’altro si cercano di nuovo, si ritrovano, e ricominciano a ripercorrere la strada appena lasciata, come a ricordarsi che è l’unione che conta e da forza.
Il personale e il collettivo trovano in questo disco il giusto spazio, per esprimersi singolarmente e pluralmente.
Quel loro dispensare ora emozioni forti e suoni lancinanti, ora attimi di dolcezza dosata da un pianoforte malinconico, fanno di loro un gruppo da non dimenticare.
Un disco con canzoni forti, fatte con uno spirito genuino.
4/5

The Dream Syndicate – Medicine show (1984)

Medicine show uscito nella primavera dell’84, è il miglior disco dei Syndicate.
Limate le asprezze degli esordi, senza intaccare per questo la rabbia e la determinazione, il gruppo atipico californiano crea un grande disco.
Il basso di Dave Provost, il piano di Tommy Zvoncheck, la chitarra di Karl Precoda, ma soprattutto la presenza di Steve Wynn, riescono a incidere (in parte live) il disco più completo della loro non fortunata carriera, un album chitarristico per eccellenza.
Non ci sono cadute di tono o brani minori, solo quattro perle “John Coltrane Stereo Blues”, “Still Holding On To You”, “Medicine Show”, “Merritville”, si elevano sulle altre ottime restanti “Daddy’s Girl”, “Burn”, “Armed With An Empty”,”Bullet With My Name On It”.
Le chitarre forti, le sonorità lancinanti, gli strumenti che si sovrappongono sono l’apice creativo dell’album.
Che i D.S. siano degli anticipatori musicali, lo dimostra il fatto che l’album non risente dei ventitreanni dalla sua pubblicazione, le sonorità sono ancora attuali, non sono per niente datate.
Questa formazione crea un grande rock grazie a Zvoncheck che nonostante bazzichi gruppi heavy metal porta un tocco alla Nicky Hopkins , a Precoda, solista imprevedibile creatore di guizzi fulminanti, e da Steve Wynn compositore e interprete che domina l’album, firmando brani con liriche crude e immagini suggestive.
Ci sono momenti di pura jam session, gli strumenti suonati con maestria, sembrano a volte prendere strade ognuna diversa dall’altra, quasi a voler cercare nuovi confini. Poi una volta iniziato questo percorso individuale e resosi conto del bisogno dell’altro si cercano di nuovo, si ritrovano, e ricominciano a ripercorrere la strada appena lasciata, come a ricordarsi che è l’unione che conta e da forza.
Il personale e il collettivo trovano in questo disco il giusto spazio, per esprimersi singolarmente e pluralmente.
Quel loro dispensare ora emozioni forti e suoni lancinanti, ora attimi di dolcezza dosata da un pianoforte malinconico, fanno di loro un gruppo da non dimenticare.
Un disco con canzoni forti, fatte con uno spirito genuino.
4/5

The Dream Syndicate – Medicine show (1984)

Medicine show uscito nella primavera dell’84, è il miglior disco dei Syndicate.
Limate le asprezze degli esordi, senza intaccare per questo la rabbia e la determinazione, il gruppo atipico californiano crea un grande disco.
Il basso di Dave Provost, il piano di Tommy Zvoncheck, la chitarra di Karl Precoda, ma soprattutto la presenza di Steve Wynn, riescono a incidere (in parte live) il disco più completo della loro non fortunata carriera, un album chitarristico per eccellenza.
Non ci sono cadute di tono o brani minori, solo quattro perle “John Coltrane Stereo Blues”, “Still Holding On To You”, “Medicine Show”, “Merritville”, si elevano sulle altre ottime restanti “Daddy’s Girl”, “Burn”, “Armed With An Empty”,”Bullet With My Name On It”.
Le chitarre forti, le sonorità lancinanti, gli strumenti che si sovrappongono sono l’apice creativo dell’album.
Che i D.S. siano degli anticipatori musicali, lo dimostra il fatto che l’album non risente dei ventitreanni dalla sua pubblicazione, le sonorità sono ancora attuali, non sono per niente datate.
Questa formazione crea un grande rock grazie a Zvoncheck che nonostante bazzichi gruppi heavy metal porta un tocco alla Nicky Hopkins , a Precoda, solista imprevedibile creatore di guizzi fulminanti, e da Steve Wynn compositore e interprete che domina l’album, firmando brani con liriche crude e immagini suggestive.
Ci sono momenti di pura jam session, gli strumenti suonati con maestria, sembrano a volte prendere strade ognuna diversa dall’altra, quasi a voler cercare nuovi confini. Poi una volta iniziato questo percorso individuale e resosi conto del bisogno dell’altro si cercano di nuovo, si ritrovano, e ricominciano a ripercorrere la strada appena lasciata, come a ricordarsi che è l’unione che conta e da forza.
Il personale e il collettivo trovano in questo disco il giusto spazio, per esprimersi singolarmente e pluralmente.
Quel loro dispensare ora emozioni forti e suoni lancinanti, ora attimi di dolcezza dosata da un pianoforte malinconico, fanno di loro un gruppo da non dimenticare.
Un disco con canzoni forti, fatte con uno spirito genuino.
4/5

Un mese al …

…16 febbraio 2007, giornata nazionale del risparmio energetico “m’illumino di meno”.
Anche quest’anno gli amici di caterpillar ci invitano, almeno per un giorno, al risparmio energetico. Qualcuno potrebbe pensare: ha mai poi senso un giorno? io credo di si. Per il semplice motivo che; primo, fa riflettere la gente, secondo, la fa agire. Anche se non scordiamocelo, una sensibile diminuzione energetica sulla “bolletta nazionale” diventa un dato di fatto rilevante.
Mentre stavo pensando a questo “m’illumino”, automaticamente mi è venuta in mente una frase assai nota nella filosofia Buddista, anzi direi molto importante e “portante”. Dice, “… anche la più piccola “rivoluzione” di un singolo individuo, contribuisce al cambiamento nel “destino” di una nazione e conduce infine a un cambiamento nel “destino” di tutta l’umanità …” Ecco, se il sedici febbraio noi tutti diamo un nostro piccolo contributo, cercando di mettere l’azione, per esempio: eliminando delle luci superflue, spegnendo quell’elettrodomestico che non è indispensabile, rinunciando al lavaggio in lavatrice o alla camicia da stirare ecc…ecc…, sono sicuro che per un giorno ci “illumineremo un pò di meno”, ma in realtà saremo tutti molto più che “illuminati”.

Un mese al …

…16 febbraio 2007, giornata nazionale del risparmio energetico “m’illumino di meno”.
Anche quest’anno gli amici di caterpillar ci invitano, almeno per un giorno, al risparmio energetico. Qualcuno potrebbe pensare: ha mai poi senso un giorno? io credo di si. Per il semplice motivo che; primo, fa riflettere la gente, secondo, la fa agire. Anche se non scordiamocelo, una sensibile diminuzione energetica sulla “bolletta nazionale” diventa un dato di fatto rilevante.
Mentre stavo pensando a questo “m’illumino”, automaticamente mi è venuta in mente una frase assai nota nella filosofia Buddista, anzi direi molto importante e “portante”. Dice, “… anche la più piccola “rivoluzione” di un singolo individuo, contribuisce al cambiamento nel “destino” di una nazione e conduce infine a un cambiamento nel “destino” di tutta l’umanità …” Ecco, se il sedici febbraio noi tutti diamo un nostro piccolo contributo, cercando di mettere l’azione, per esempio: eliminando delle luci superflue, spegnendo quell’elettrodomestico che non è indispensabile, rinunciando al lavaggio in lavatrice o alla camicia da stirare ecc…ecc…, sono sicuro che per un giorno ci “illumineremo un pò di meno”, ma in realtà saremo tutti molto più che “illuminati”.

Un mese al …

…16 febbraio 2007, giornata nazionale del risparmio energetico “m’illumino di meno”.
Anche quest’anno gli amici di caterpillar ci invitano, almeno per un giorno, al risparmio energetico. Qualcuno potrebbe pensare: ha mai poi senso un giorno? io credo di si. Per il semplice motivo che; primo, fa riflettere la gente, secondo, la fa agire. Anche se non scordiamocelo, una sensibile diminuzione energetica sulla “bolletta nazionale” diventa un dato di fatto rilevante.
Mentre stavo pensando a questo “m’illumino”, automaticamente mi è venuta in mente una frase assai nota nella filosofia Buddista, anzi direi molto importante e “portante”. Dice, “… anche la più piccola “rivoluzione” di un singolo individuo, contribuisce al cambiamento nel “destino” di una nazione e conduce infine a un cambiamento nel “destino” di tutta l’umanità …” Ecco, se il sedici febbraio noi tutti diamo un nostro piccolo contributo, cercando di mettere l’azione, per esempio: eliminando delle luci superflue, spegnendo quell’elettrodomestico che non è indispensabile, rinunciando al lavaggio in lavatrice o alla camicia da stirare ecc…ecc…, sono sicuro che per un giorno ci “illumineremo un pò di meno”, ma in realtà saremo tutti molto più che “illuminati”.