(Capitoli precedenti) Gli insegnamenti di Shakyamuni sono registrati in un enorme corpus di testi, noti come sutra. Il modo in cui la filosofia del Buddismo viene presentata all’interno dei sutra è estremamente variegato, e rispecchia il fatto che Shakyamuni, invece di esporre la propria filosofia in maniera sistematica, preferì diffondere il suo insegnamento sotto forma di dialogo. I sutra vennero redatti negli anni successivi alla morte di Shakyamuni e si pensa che il Sutra del Loto sia stato composto tra il primo e il secondo secolo dopo Cristo.
Il Sutra del Loto è stato probabilmente scritto in pali, e poi tradotto in sanscrito per dargli maggiore dignità letteraria, e in questa lingua è noto come il Saddharma-pundarika-sutra (“Sutra del Loto della Legge meravigliosa”). Il Sutra del Loto fu tradotto dal sanscrito al cinese nel 406 d.C. dal monaco Kumarajiva, il quale conosceva alla perfezione numerose lingue e commentava quotidianamente la traduzione con i suoi collaboratori, limandolo e perfezionandolo in una sorta di lavoro collettivo. La sua traduzione del Sutra del Loto è considerata la migliore, e si compone di otto volumi e ventotto capitoli. Molti studiosi di Buddismo considerano questa opera come il sutra che realizza lo scopo dell’apparizione di Shakyamuni in questo mondo. In particolare:
1) dichiara che tutti gli esseri viventi possiedono la natura di Budda, perciò tutti possono raggiungere l’Illuminazione;
2) chiarisce che il Budda non esiste in qualche luogo speciale e non è un essere soprannaturale;
3) dimostra che la natura essenziale della vita esiste continuamente attraverso passato, presente e futuro;
4) dichiara che non esistono categorie di persone che non possono ottenere la Buddità: negli insegnamenti precedenti le donne, per esempio, o i pratyekabudda (gli intellettuali, affetti da egoismo) non potevano ottenerla.
In questo sutra, inoltre, Shakyamuni dimostra di aver realmente raggiunto l’Illuminazione nell’infinito passato, e non nella sua attuale esistenza come era stato supposto dai suoi seguaci.
L’esempio concreto della sua stessa vita illustra il fatto che ottenere l’Illuminazione non significa trasformarsi o diventare qualcosa che non si è. Al contrario, significa rivelare lo stato innato, “naturale” che già esiste interiormente. Come ha scritto Daisaku Ikeda il Sutra del Loto è in definitiva una lezione di empowerment: «Ci insegna che l’intima decisione di un individuo può trasformare ogni cosa; conferisce espressione definitiva all’infinito potenziale e alla dignità innati in ogni vita umana».
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