Cenni sul Buddismo

IL K A R M A

Con la parola Karma, potremmo indicare quello che gli occidentali chiamano Fato o Destino, ma in realtà il significato di questo termine per i buddisti è un po’ diverso.
Il concetto di Karma è comune a quasi tutte le filosofie sorte in India anche prima del buddismo, ma la sua valenza pratica è stata interpretata in modi diversi secondo le scuole di pensiero.
Un esempio pratico, ricavato dal buddismo di Nichiren: perché una determinata cosa succede a me e non a un altro? Che cosa sono la fortuna e la sfortuna? Qual è l’origine di certe sofferenze che arrivano improvvise e inaspettate?
Semplificando, si potrebbe scegliere fra queste tre possibili risposte:
1 – tutto dipende dalla volontà di un essere superiore.
2 – tutto dipende dal caso.
3 – tutto dipende da noi stessi.
Nella prima ipotesi non si può fare altro che rimettersi a tale volontà suprema, accettando in qualche modo ciò che accade.
Se invece si crede al caso, possiamo solo sperare che gli eventi, “casualmente”, vadano bene, senza alcuna possibilità di cambiarne il corso.
Ma spesso il caso non è altro che un concetto di comodo, per quando non si hanno spiegazioni migliori.
Il buddismo, con il concetto di Karma, spiega invece che ognuno è l’artefice del proprio destino.
Karma è un antico termine sanscrito che significa “azione”. Qualsiasi azione (causa), mentale, verbale o fisica, produce una reazione (effetto). Tutto ciò che pensiamo, diciamo o facciamo produrrà un effetto, che può essere immediato o più o meno lontano nel tempo.
Nessuna causa svanisce nel nulla, nonostante le apparenze; piuttosto, si accumula dentro di noi, in una sorta di magazzino, in attesa di essere attivata.
Ognuno ha un suo karma personale, un accumulo di cause positive e negative, che possono produrre gioia o sofferenza per sé e per gli altri.
Il ripetersi di un comportamento sbagliato crea delle cause negative, che continueranno a produrre effetti negativi. La saggezza profonda, che si chiama buddità, come già spiegato, consente di evitare il continuo ripetersi degli errori che portano al rafforzamento delle tendenze negative, con il loro circolo vizioso.
Per cambiare la sequela di eventi negativi che caratterizzano certe esistenze bisogna quindi cambiare il karma, e questo si può fare recitando il famoso mantra Nam-myoho-renge-kyo.
Certo, se dicessimo che chi pratica il Buddismo vincerà al lotto perché diventa fortunato, questo sarebbe un discorso assurdo.
Ma cambiare il proprio destino è tutt’altra cosa. Ci vuole una pratica assidua e corretta: i risultati dipendono dall’impegno che ci si mette. La legge di causa-effetto è implacabile: inutile cercare scorciatoie. Le cause della sofferenza non si trasformano solo perché uno cerca di non pensarci o se ne occupa solo quando ne ha voglia. Inoltre, di fronte al proprio karma è impossibile fingere: poter ingannare se stessi è pura illusione. Ci vuole coerenza.

Lascia un commento