Archivio mensile:settembre 2008

Francesco De Gregori – Rimmel (1975)

Alla metà degli anni settanta, la nuova canzone italiana, e non solo quella, stava cercando un’identità appropriata alle nuove forme di espressione della realtà. Francesco De Gregori con Rimmel disse la sua, in maniera splendida, in un disco che rimane ancora oggi avvincente. Fu il risultato di uno “stato di grazia”, di un momento di irripetibile ispirazione creativa e soprattutto un attestato di amore nei confronti delle possibilità offerte dallo “strumento canzone”. La cosa che più colpisce è la ricchezza delle idee, ogni canzone di quel disco è un capitolo a sé.

Pablo, uno slogan politico con una bella estensione vocale, Buonanotte fiorellino, classico ermetismo “De Gregoriano”, Rimmel, relazione amorosa in forma letteraria, Piano bar, svagata e pungente (la leggenda vuole dedicata a A. Venditti), Quattro cani, brano di lunare solitudine, Piccola mela, classico “italianfolk”, Pezzi di vetro, se fosse un film sarebbe “il mistero fuggente”.
Molte di queste canzoni sfuggono ad una facile classificazione, hanno il dono dell’ambiguità, delle volte talmente audaci da creare non pochi problemi al cantautore, (venne osteggiato dalla sinistra, che chiedeva una maggiore chiarezza nelle sue parole), ma a parte le polemiche, fu un disco molto amato dalla gente e presumibilmente dallo stesso De Gregori.
Le canzoni, che sono dei “capitoli” di un immaginario romanzo di vita, sommate alla voce, che è talmente personale, armonizzata e poco convenzionale, fa di questo disco uno dei più ricchi e creativi della canzone italiana.
De Gregori pur essendo un dylaniano convinto, era uno di quelli che avevano perfettamente compreso come la canzone italiana, per quanto d’autore, avesse bisogno, per evolversi, di uno stretto rapporto con la tradizione. Rimmel è inteso come “manifesto” di tale progetto: canzoni “dentro” la realtà ma senza rinunciare alle sue prerogative, alla possibilità di costruire qualcosa che ancora non esisteva. 4,5/5

Francesco De Gregori – Rimmel (1975)

Alla metà degli anni settanta, la nuova canzone italiana, e non solo quella, stava cercando un’identità appropriata alle nuove forme di espressione della realtà. Francesco De Gregori con Rimmel disse la sua, in maniera splendida, in un disco che rimane ancora oggi avvincente. Fu il risultato di uno “stato di grazia”, di un momento di irripetibile ispirazione creativa e soprattutto un attestato di amore nei confronti delle possibilità offerte dallo “strumento canzone”. La cosa che più colpisce è la ricchezza delle idee, ogni canzone di quel disco è un capitolo a sé.

Pablo, uno slogan politico con una bella estensione vocale, Buonanotte fiorellino, classico ermetismo “De Gregoriano”, Rimmel, relazione amorosa in forma letteraria, Piano bar, svagata e pungente (la leggenda vuole dedicata a A. Venditti), Quattro cani, brano di lunare solitudine, Piccola mela, classico “italianfolk”, Pezzi di vetro, se fosse un film sarebbe “il mistero fuggente”.
Molte di queste canzoni sfuggono ad una facile classificazione, hanno il dono dell’ambiguità, delle volte talmente audaci da creare non pochi problemi al cantautore, (venne osteggiato dalla sinistra, che chiedeva una maggiore chiarezza nelle sue parole), ma a parte le polemiche, fu un disco molto amato dalla gente e presumibilmente dallo stesso De Gregori.
Le canzoni, che sono dei “capitoli” di un immaginario romanzo di vita, sommate alla voce, che è talmente personale, armonizzata e poco convenzionale, fa di questo disco uno dei più ricchi e creativi della canzone italiana.
De Gregori pur essendo un dylaniano convinto, era uno di quelli che avevano perfettamente compreso come la canzone italiana, per quanto d’autore, avesse bisogno, per evolversi, di uno stretto rapporto con la tradizione. Rimmel è inteso come “manifesto” di tale progetto: canzoni “dentro” la realtà ma senza rinunciare alle sue prerogative, alla possibilità di costruire qualcosa che ancora non esisteva. 4/5

Francesco De Gregori – Rimmel (1975)

Alla metà degli anni settanta, la nuova canzone italiana, e non solo quella, stava cercando un’identità appropriata alle nuove forme di espressione della realtà. Francesco De Gregori con Rimmel disse la sua, in maniera splendida, in un disco che rimane ancora oggi avvincente. Fu il risultato di uno “stato di grazia”, di un momento di irripetibile ispirazione creativa e soprattutto un attestato di amore nei confronti delle possibilità offerte dallo “strumento canzone”. La cosa che più colpisce è la ricchezza delle idee, ogni canzone di quel disco è un capitolo a sé.

Pablo, uno slogan politico con una bella estensione vocale, Buonanotte fiorellino, classico ermetismo “De Gregoriano”, Rimmel, relazione amorosa in forma letteraria, Piano bar, svagata e pungente (la leggenda vuole dedicata a A. Venditti), Quattro cani, brano di lunare solitudine, Piccola mela, classico “italianfolk”, Pezzi di vetro, se fosse un film sarebbe “il mistero fuggente”.
Molte di queste canzoni sfuggono ad una facile classificazione, hanno il dono dell’ambiguità, delle volte talmente audaci da creare non pochi problemi al cantautore, (venne osteggiato dalla sinistra, che chiedeva una maggiore chiarezza nelle sue parole), ma a parte le polemiche, fu un disco molto amato dalla gente e presumibilmente dallo stesso De Gregori.
Le canzoni, che sono dei “capitoli” di un immaginario romanzo di vita, sommate alla voce, che è talmente personale, armonizzata e poco convenzionale, fa di questo disco uno dei più ricchi e creativi della canzone italiana.
De Gregori pur essendo un dylaniano convinto, era uno di quelli che avevano perfettamente compreso come la canzone italiana, per quanto d’autore, avesse bisogno, per evolversi, di uno stretto rapporto con la tradizione. Rimmel è inteso come “manifesto” di tale progetto: canzoni “dentro” la realtà ma senza rinunciare alle sue prerogative, alla possibilità di costruire qualcosa che ancora non esisteva. 4/5

FotoAscolto #52

FotoAscolto #52

Diane Arbus

“Nelle mie fotografie non ho mai ottenuto il risultato che aspettavo prima di scattare.
Dopo lo sviluppo erano sempre migliori oppure peggiori.” Diane Arbus

Diane Arbus

“Nelle mie fotografie non ho mai ottenuto il risultato che aspettavo prima di scattare.
Dopo lo sviluppo erano sempre migliori oppure peggiori.” Diane Arbus

Mario Stefani

il sabato poesia: Una solitudine inquieta
una solitudine inquieta
popolata di voci e di ricordi
ha il tuo volto e mi dispero
giovane amato fra sorrisi incerti
e incerte promesse
umiliato vivo e chiedo il perché
di tanto dolore
amore è pazzo e viene quando vuole
e mi deride ed io stanco dei miei anni
corro a lui incontro come bambino fiducioso
non ha rispetto alcuno del mio affanno
che mi assale a volte e fa tumulto nel mio cuore
chiudermi in un silenzio di parole?
questo giovane mi ha strappato le radici
cadute le speranze non riverdisco più
a volte nel buio lo chiamo chissà che mi ascolti
che i suoi giovani anni abbiano pietà del mio soffrire.
Mario Stefani poeta veneziano (1938-2001)

Mario Stefani

il sabato poesia: Una solitudine inquieta
una solitudine inquieta
popolata di voci e di ricordi
ha il tuo volto e mi dispero
giovane amato fra sorrisi incerti
e incerte promesse
umiliato vivo e chiedo il perché
di tanto dolore
amore è pazzo e viene quando vuole
e mi deride ed io stanco dei miei anni
corro a lui incontro come bambino fiducioso
non ha rispetto alcuno del mio affanno
che mi assale a volte e fa tumulto nel mio cuore
chiudermi in un silenzio di parole?
questo giovane mi ha strappato le radici
cadute le speranze non riverdisco più
a volte nel buio lo chiamo chissà che mi ascolti
che i suoi giovani anni abbiano pietà del mio soffrire.
Mario Stefani poeta veneziano (1938-2001)

Mario Stefani

il sabato poesia: Una solitudine inquieta
una solitudine inquieta
popolata di voci e di ricordi
ha il tuo volto e mi dispero
giovane amato fra sorrisi incerti
e incerte promesse
umiliato vivo e chiedo il perché
di tanto dolore
amore è pazzo e viene quando vuole
e mi deride ed io stanco dei miei anni
corro a lui incontro come bambino fiducioso
non ha rispetto alcuno del mio affanno
che mi assale a volte e fa tumulto nel mio cuore
chiudermi in un silenzio di parole?
questo giovane mi ha strappato le radici
cadute le speranze non riverdisco più
a volte nel buio lo chiamo chissà che mi ascolti
che i suoi giovani anni abbiano pietà del mio soffrire.
Mario Stefani poeta veneziano (1938-2001)

U. E. dice no alla regolamentazione dei blog

Il Parlamento europeo non ha accolto la proposta di una regolamentazione dei blog, chiesta dalla socialista Marianne Mikko. L’estone, chiedeva di “chiarire lo status dei blog e dei siti con contenuti generati dall’utente, assimilandoli, ai fini legali, a ogni altra forma di espressione pubblica”.
Come era ovvio, aveva suscitato molte polemiche, in quanto poteva esser utilizzata come una limitazione della libertà di stampa ed espressione. Era stata criticata aspramente anche da molti intellettuali europei che la ritenevano un attentato alla libertà d’espressione.
Gli eurodeputati invece riconoscono che i blog sono “un contributo importante alla libertà di espressione, sempre più utilizzati tanto da professionisti dei media che da semplici navigatori” e quindi hanno respinto ogni ipotesi di regolamentazione.
[via]

U. E. dice no alla regolamentazione dei blog

Il Parlamento europeo non ha accolto la proposta di una regolamentazione dei blog, chiesta dalla socialista Marianne Mikko. L’estone, chiedeva di “chiarire lo status dei blog e dei siti con contenuti generati dall’utente, assimilandoli, ai fini legali, a ogni altra forma di espressione pubblica”.
Come era ovvio, aveva suscitato molte polemiche, in quanto poteva esser utilizzata come una limitazione della libertà di stampa ed espressione. Era stata criticata aspramente anche da molti intellettuali europei che la ritenevano un attentato alla libertà d’espressione.
Gli eurodeputati invece riconoscono che i blog sono “un contributo importante alla libertà di espressione, sempre più utilizzati tanto da professionisti dei media che da semplici navigatori” e quindi hanno respinto ogni ipotesi di regolamentazione.
[via]

U. E. dice no alla regolamentazione dei blog

Il Parlamento europeo non ha accolto la proposta di una regolamentazione dei blog, chiesta dalla socialista Marianne Mikko. L’estone, chiedeva di “chiarire lo status dei blog e dei siti con contenuti generati dall’utente, assimilandoli, ai fini legali, a ogni altra forma di espressione pubblica”.
Come era ovvio, aveva suscitato molte polemiche, in quanto poteva esser utilizzata come una limitazione della libertà di stampa ed espressione. Era stata criticata aspramente anche da molti intellettuali europei che la ritenevano un attentato alla libertà d’espressione.
Gli eurodeputati invece riconoscono che i blog sono “un contributo importante alla libertà di espressione, sempre più utilizzati tanto da professionisti dei media che da semplici navigatori” e quindi hanno respinto ogni ipotesi di regolamentazione.
[via]

U. E. dice no alla regolamentazione dei blog

Note a margineIl Parlamento europeo non ha accolto la proposta di una regolamentazione dei blog, chiesta dalla socialista Marianne Mikko. L’estone, chiedeva di “chiarire lo status dei blog e dei siti con contenuti generati dall’utente, assimilandoli, ai fini legali, a ogni altra forma di espressione pubblica”.
Come era ovvio, aveva suscitato molte polemiche, in quanto poteva esser utilizzata come una limitazione della libertà di stampa ed espressione. Era stata criticata aspramente anche da molti intellettuali europei che la ritenevano un attentato alla libertà d’espressione.
Gli eurodeputati invece riconoscono che i blog sono “un contributo importante alla libertà di espressione, sempre più utilizzati tanto da professionisti dei media che da semplici navigatori” e quindi hanno respinto ogni ipotesi di regolamentazione.
[via]

FotoAscolto #51