Archivio mensile:giugno 2008

FotoAscolto #17

“The Plot” by Victor Minghir

FotoAscolto #17

“The Plot” by Victor Minghir

FotoAscolto #17

“The Plot” by Victor Minghir

Marcello Spadoni

… normalmente passano inosservati nascosti tra lo smog, la sporcizia della strada, il traffico delle macchine ed il via vai indifferente dei passanti … Ma a volte, vittime della loro inconsapevole fanciullezza, attirano loro malgrado l”attenzione obbligando un causale spettatore ad un sorriso dal sapore dolce ma con un retro gusto amaro che riaffiorerà ogni qual volta il pensiero volgerà di nuovo a quel Bimbo senza nome incontrato in una via senza nome di un paese lontano … (testo e foto di Marcello Spadoni) http://olhares.aeiou.pt/utilizadores/detalhes.php?id=15894

Marcello Spadoni

… normalmente passano inosservati nascosti tra lo smog, la sporcizia della strada, il traffico delle macchine ed il via vai indifferente dei passanti … Ma a volte, vittime della loro inconsapevole fanciullezza, attirano loro malgrado l”attenzione obbligando un causale spettatore ad un sorriso dal sapore dolce ma con un retro gusto amaro che riaffiorerà ogni qual volta il pensiero volgerà di nuovo a quel Bimbo senza nome incontrato in una via senza nome di un paese lontano … (testo e foto di Marcello Spadoni) http://olhares.aeiou.pt/utilizadores/detalhes.php?id=15894

Marcello Spadoni

… normalmente passano inosservati nascosti tra lo smog, la sporcizia della strada, il traffico delle macchine ed il via vai indifferente dei passanti … Ma a volte, vittime della loro inconsapevole fanciullezza, attirano loro malgrado l”attenzione obbligando un causale spettatore ad un sorriso dal sapore dolce ma con un retro gusto amaro che riaffiorerà ogni qual volta il pensiero volgerà di nuovo a quel Bimbo senza nome incontrato in una via senza nome di un paese lontano … (testo e foto di Marcello Spadoni) http://olhares.aeiou.pt/utilizadores/detalhes.php?id=15894

Marcello Spadoni

… normalmente passano inosservati nascosti tra lo smog, la sporcizia della strada, il traffico delle macchine ed il via vai indifferente dei passanti … Ma a volte, vittime della loro inconsapevole fanciullezza, attirano loro malgrado l”attenzione obbligando un causale spettatore ad un sorriso dal sapore dolce ma con un retro gusto amaro che riaffiorerà ogni qual volta il pensiero volgerà di nuovo a quel Bimbo senza nome incontrato in una via senza nome di un paese lontano … (testo e foto di Marcello Spadoni) http://olhares.aeiou.pt/utilizadores/detalhes.php?id=15894

Muddy Waters – Folk Singer (1964)

Folk Singer è stato uno dei momenti più intensi della straordinaria e imponente storia artistica di Muddy Waters. Fu un disco “unplugged” quando questo termine non era certo in voga. Fu un’esperienza che permise all’uomo dalle grandi mani, dalla voce tonante e dal sorriso contagioso di ritrovare e trasmettere la forza libera e impetuosa del blues. Un viaggio attraverso le radici, giù nel delta del Mississipi, dove era nato e dove aveva incontrato per la prima volta quella che sarebbe diventata la sua musica.
All’inizio Waters non era per niente convinto, fu infatti la sua casa discografica; la Chess, ad avvalorare il progetto, l’esito fu sbalorditivo. La Chess voleva ampliare il pubblico di Waters, e legarlo al termine “folk” (che in quel periodo riscuoteva grande successo in America).
Fu così che Waters lasciò a casa le chitarre elettriche, gli amplificatori e soprattutto i musicisti del suo gruppo. E, anche se non venne fuori quello che esattamente voleva la Chess, venne fuori qualcosa di vibrante che confermava quanto Waters fosse padrone della sua arte. Senza il pulsare degli strumenti elettrici, senza quel suono che aveva caratterizzato le incisioni precedenti, la sua voce era più che mai profonda e prepotente.
Il repertorio è composto da brani familiari per Waters, ma con qualcosa in più, qualcosa di nuovo, più Canto & Chitarra, è il risultato è sorprendente. Waters racconta i suoi problemi, ricorda le sue donne e la sua solitudine diventa quella di tutti, in fondo il Blues è questo, Folk Singer è questo. 4/5

Muddy Waters – Folk Singer (1964)

Folk Singer è stato uno dei momenti più intensi della straordinaria e imponente storia artistica di Muddy Waters. Fu un disco “unplugged” quando questo termine non era certo in voga. Fu un’esperienza che permise all’uomo dalle grandi mani, dalla voce tonante e dal sorriso contagioso di ritrovare e trasmettere la forza libera e impetuosa del blues. Un viaggio attraverso le radici, giù nel delta del Mississipi, dove era nato e dove aveva incontrato per la prima volta quella che sarebbe diventata la sua musica.
All’inizio Waters non era per niente convinto, fu infatti la sua casa discografica; la Chess, ad avvalorare il progetto, l’esito fu sbalorditivo. La Chess voleva ampliare il pubblico di Waters, e legarlo al termine “folk” (che in quel periodo riscuoteva grande successo in America).
Fu così che Waters lasciò a casa le chitarre elettriche, gli amplificatori e soprattutto i musicisti del suo gruppo. E, anche se non venne fuori quello che esattamente voleva la Chess, venne fuori qualcosa di vibrante che confermava quanto Waters fosse padrone della sua arte. Senza il pulsare degli strumenti elettrici, senza quel suono che aveva caratterizzato le incisioni precedenti, la sua voce era più che mai profonda e prepotente.
Il repertorio è composto da brani familiari per Waters, ma con qualcosa in più, qualcosa di nuovo, più Canto & Chitarra, è il risultato è sorprendente. Waters racconta i suoi problemi, ricorda le sue donne e la sua solitudine diventa quella di tutti, in fondo il Blues è questo, Folk Singer è questo.

Muddy Waters – Folk Singer (1964)

Folk Singer è stato uno dei momenti più intensi della straordinaria e imponente storia artistica di Muddy Waters. Fu un disco “unplugged” quando questo termine non era certo in voga. Fu un’esperienza che permise all’uomo dalle grandi mani, dalla voce tonante e dal sorriso contagioso di ritrovare e trasmettere la forza libera e impetuosa del blues. Un viaggio attraverso le radici, giù nel delta del Mississipi, dove era nato e dove aveva incontrato per la prima volta quella che sarebbe diventata la sua musica.
All’inizio Waters non era per niente convinto, fu infatti la sua casa discografica; la Chess, ad avvalorare il progetto, l’esito fu sbalorditivo. La Chess voleva ampliare il pubblico di Waters, e legarlo al termine “folk” (che in quel periodo riscuoteva grande successo in America).
Fu così che Waters lasciò a casa le chitarre elettriche, gli amplificatori e soprattutto i musicisti del suo gruppo. E, anche se non venne fuori quello che esattamente voleva la Chess, venne fuori qualcosa di vibrante che confermava quanto Waters fosse padrone della sua arte. Senza il pulsare degli strumenti elettrici, senza quel suono che aveva caratterizzato le incisioni precedenti, la sua voce era più che mai profonda e prepotente.
Il repertorio è composto da brani familiari per Waters, ma con qualcosa in più, qualcosa di nuovo, più Canto & Chitarra, è il risultato è sorprendente. Waters racconta i suoi problemi, ricorda le sue donne e la sua solitudine diventa quella di tutti, in fondo il Blues è questo, Folk Singer è questo.

Muddy Waters – Folk Singer (1964)

Folk Singer è stato uno dei momenti più intensi della straordinaria e imponente storia artistica di Muddy Waters. Fu un disco “unplugged” quando questo termine non era certo in voga. Fu un’esperienza che permise all’uomo dalle grandi mani, dalla voce tonante e dal sorriso contagioso di ritrovare e trasmettere la forza libera e impetuosa del blues. Un viaggio attraverso le radici, giù nel delta del Mississipi, dove era nato e dove aveva incontrato per la prima volta quella che sarebbe diventata la sua musica.
All’inizio Waters non era per niente convinto, fu infatti la sua casa discografica; la Chess, ad avvalorare il progetto, l’esito fu sbalorditivo. La Chess voleva ampliare il pubblico di Waters, e legarlo al termine “folk” (che in quel periodo riscuoteva grande successo in America).
Fu così che Waters lasciò a casa le chitarre elettriche, gli amplificatori e soprattutto i musicisti del suo gruppo. E, anche se non venne fuori quello che esattamente voleva la Chess, venne fuori qualcosa di vibrante che confermava quanto Waters fosse padrone della sua arte. Senza il pulsare degli strumenti elettrici, senza quel suono che aveva caratterizzato le incisioni precedenti, la sua voce era più che mai profonda e prepotente.
Il repertorio è composto da brani familiari per Waters, ma con qualcosa in più, qualcosa di nuovo, più Canto & Chitarra, è il risultato è sorprendente. Waters racconta i suoi problemi, ricorda le sue donne e la sua solitudine diventa quella di tutti, in fondo il Blues è questo, Folk Singer è questo.

FotoAscolto #16

FotoAscolto #16

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Fabrizia Ramondino (1936 – 2008)

il sabato poesia: Partenza
Forse da questi gesti usati
fuggirò una mattina; agguanterà alle spalle
l’ombra intristita il sole nudo.

Su per i platani, latrine di cani,
guarderò il cielo; e intero
il cuore di celesti frammenti

correrò alla stazione al primo treno.
«Le sofferenze diventano nirvana quando si comprende che l’entità della vita umana non viene né generata né distrutta nel suo ciclo di nascita e morte»

(Nichiren Daishonin, I desideri terreni sono illuminazione)